Tunisia: Stiamo prendendo le Giuste Decisioni?

Firmato uno storico Memorandum d’Intesa tra Tunisia e Unione Europea

Annalisa Vibio
7 min readJul 17, 2023
Foto di Srdjan Popovic su Unsplash

Nella giornata di ieri, domenica 16 luglio, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, accompagnata dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e dal primo ministro olandese, si è recata in Tunisia con l’obiettivo di firmare uno storico “memorandum d’intesa” tra l’Unione e il Paese nordafricano.

L’accordo è stato siglato a Cartagine, vicino a Tunisi. Il suo scopo è quello di fornire un consistente aiuto finanziario al governo tunisino sotto forma di prestiti a tassi agevolati. Nello specifico, l’Unione Europa intende concedere 900 milioni di euro da erogare a rate nei prossimi anni, ma anche due importanti contributi a fondo perduto. Si parla di 150 milioni di euro a favore del bilancio nazionale (ovvero per evitare il default dello Stato) e di 105 milioni di euro volti a impedire le partenze delle imbarcazioni di migranti. È, infatti, chiaro che gli esecutivi europei siano principalmente interessanti a misure di contenimento dei flussi migratori. Di conseguenza, i soldi erogati serviranno al governo di Tunisi per rafforzare controlli e blocchi, evitando così che gommoni o pescherecci arrivino sulle coste europee.

Tuttavia, occorre sottolineare che i prestiti dell’Unione Europea saranno subordinati ad un futuro necessario accordo tra la Tunisia e il Fondo Monetario Internazionale. In altre parole, mentre i contributi a fondo perduto dovrebbero arrivare in tempi brevi, i rimanenti 900 milioni verranno erogati solo se verrà prima sbloccato l’aggiuntivo prestito da 1,7 miliardi di euro concesso dall’organizzazione internazionale. Quest’ultimo era stato chiesto dalla stessa Turchia per trovare soluzioni alla sua complicata situazione economica e sociale, senza però riuscire ad ottenerlo. Da tempo, in cambio dell’ingente somma di denaro, il Fondo Monetario Internazionale chiede, difatti, riforme principalmente in senso democratico. In Tunisia, il presidente Kaïs Saïed, da mesi, non sta facendo altro che accentrare poteri sulla sua figura, dando una notevole svolta autoritaria alla nazione.

Per Giorgia Meloni, la visita di ieri è stata la terza a Tunisi in poco più di un mese. Durante l’incontro dello scorso 11 giugno, già con von der Leyen e Rutte, i colloqui con il presidente tunisino avevano, tuttavia, solo favorito la firma di una dichiarazione di intenti.

Foto di Hammami Ghazi su Unsplash

Il Memorandum d’Intesa

Dopo circa un mese di negoziati, Unione Europea e Tunisia hanno finalmente raggiunto un cosiddetto “memorandum d’intesa”. Quest’ultimo, come dichiarato dalla stessa presidente della Commissione Europea, si basa su cinque pilastri fondamentali: assistenza macro-finanziaria, rafforzamento dei legami economici, cooperazione sulle fonti di energia rinnovabili, controllo della migrazione e promozione degli scambi culturali e del turismo.

In primo luogo, l’UE offrirà ai tunisini una finestra nel programma Erasmus+ dal valore di 10 milioni euro. Allo stesso tempo, verrà lanciata la “Talent Partnership”, ovvero una collaborazione tra Paesi volta a concedere ai giovani tunisini l’opportunità di studiare, lavorare o formarsi in territorio europeo.

In seguito, come già menzionato in precedenza, grazie al memorandum e ai 105 milioni di euro in arrivo, verrà implementato il coordinamento delle operazioni di ricerca, salvataggio e rimpatrio dei migranti. Contemporaneamente, si lavorerà ad un partenariato operativo contro i trafficanti di esseri umani “nel pieno rispetto del diritto internazionale”, come dichiarato dalla stessa Ursula von der Leyen.

In aggiunta a tali obiettivi, l’Unione ha proposto assistenza macro-finanziaria, mentre in autunno verrà probabilmente organizzato un forum sugli investimenti. Questo riunirà istituzioni finanziarie internazionali e potrà risultare particolarmente proficuo per esaminare accordi globali sul trasporto aereo e il turismo. Potranno essere lanciati investimenti volti ad una migliore gestione dell’acqua e ad un’agevolata agricoltura sostenibile.

Infine, per quanto riguarda le fonti rinnovabili, l’UE sta già investendo oltre 300 milioni per il cavo elettrico sottomarino Elmed, il quale collegherebbe la Tunisia all’Italia. Allo stesso modo, è stata lanciata una collaborazione strategica sull’energia.

Foto di Anastasia Palagutina su Unsplash

Tunisia e Fondo Monetario Internazionale

Per la Tunisia, sbloccare 1,7 miliardi di euro provenienti dal Fondo Monetario Internazionale potrebbe risultare fondamentale per evitare il default. Nonostante ciò, è lo stesso Paese nordafricano a impedire la realizzazione di tale aiuto monetario rifiutandosi di attuare le riforme necessarie alla nazione, anche se stilate in precedenza dallo stesso esecutivo. Nell’ottobre del 2022, il governo della premier Najla Bouden era, infatti, riuscito a mettere in piedi il richiesto programma di rinnovamenti trovando un accordo preliminare con il FMI. Tuttavia, l’intrusione successiva di Saïed nel dossier ne ha poi fermato il via libera definitivo.

Già in due casi, ovvero del 2013 e nel 2016, il governo di Tunisi aveva domandato e ottenuto prestiti consistenti. Eppure, anche in quelle occasioni, i fondi erano subordinati a piani di riforme successivamente abbandonati, fatto che nel 2016 fece perdere alla Tunisia 1,2 miliardi di dollari sui 2,9 previsti.

In particolare, oggi, il presidente tunisino rifiuta la riforma dei prezzi sovvenzionati e la ristrutturazione delle aziende pubbliche, affermando che i rischi sociali sono troppo elevati. In Tunisia esiste, difatti, una Cassa di compensazione, la quale finanzia i prezzi di prodotti di prima necessità o beni come la benzina. Queste sovvenzioni, che portano a costi molto bassi per i consumatori, costituiscono il 20% del bilancio dello Stato e nel 2022 hanno rappresentato l’intero deficit pubblico (l’8% del PIL della nazione). Tuttavia, a beneficiarne sono principalmente le classi più ricche della nazione, soprattutto per quanto riguarda i cittadini possedenti di vetture di alta cilindrata. Allo stesso tempo, Saïed si oppone anche alla ristrutturazione delle 104 arretrate aziende pubbliche, così come ostruisce la possibilità di privatizzarne alcune.

Come fa allora la Tunisia a resistere al così pericolosamente vicino default? Il presidente del Paese nordafricano sta ora puntando sul fatto che le riserva in moneta straniera siano ancora sufficienti per permettere allo Stato di pagare i suoi debiti. Queste sarebbero il risultato della stagione turistica in netto miglioramento, dei fondi provenienti dai tunisini all’estero, o della recente consistente riduzione delle tariffe energetiche internazionali. Comunque, è evidente che prodotti di base già mancano nei negozi, come zucchero, farina o olio vegetale.

Foto di Taha Loukil su Unsplash

Rispetto dei Diritti Umani

Occorre comunque sottolineare quanto controverso e discusso possa risultare questo siglato “memorandum d’intesa”, in particolare per le misure previste per la gestione dei flussi migratori. Infatti, dell’accordo si è parlato in maniera molto critica nelle ultime settimane a causa delle violenze in corso, da tempo, nel Paese. Quest’ultime vengono principalmente perpetrate nei confronti dei migranti subsahariani, i quali transitano in Tunisia nella speranza di partire infine via mare verso l’Europa.

L’Italia, in particolare, risulta essere una meta comune per rifugiati e migranti provenienti da diverse parti dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia. Il porto di Sfax, la seconda città più grande della Tunisia, è così diventata, per la propria posizione geografica, uno snodo nevralgico per le partenze verso il continente europeo. Tuttavia, a partire dal 3 luglio scorso, centinaia di persone sono state costrette a fuggire o a lasciare definitivamente la città dopo lo scoppio di sempre più violente tensioni razziali. Esse sono divampate a seguito dell’uccisione di un cittadino tunisino a causa di un diverbio tra locali e migranti. Infatti, da mesi, il presidente Kaïs Saïed sta usando gli ultimi come capro espiatorio per la pessima situazione economica e sociale in cui riversa in Paese.

Allo stesso tempo, le guardie di frontiera libiche hanno dichiarato di aver fornito rifugio a dozzine di migranti abbandonati nel deserto, lontano dalle città, dalle autorità tunisine nel corso del mese di luglio. Questi sarebbero stati privi di acqua, cibo, o riparo. Contemporaneamente, anche la Mezzaluna Rossa tunisina ha affermato di aver fornito rifugio a più di 600 migranti, portati dopo il 3 luglio nella zona militarizzata e nella città di confine di Ras Jedir.

Foto di Chermiti Mohamed su Unsplash

Dichiarazioni finali

Per quanto riguarda il governo italiano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta piuttosto soddisfatta dell’incontro di ieri. “Il memorandum firmato tra Tunisia e UE è un ulteriore passo verso la creazione di un vero partenariato che possa affrontare in modo integrato la crisi migratoria e lo sviluppo per entrambe le sponde del Mediterraneo”, ha dichiarato la premier durante il punto stampa dopo la firma dell’accordo. “Il partenariato con la Tunisia — ha poi aggiunto — rappresenta per noi un modello per costruire nuove relazioni con i vicini del Nord Africa. Il memorandum è un punto di partenza al quale dovranno conseguire diversi accordi per mettere a terra gli obiettivi che ci siamo dati”.

Sulla migrazione, Ursula von der Leyen ha altrettanto affermato che “abbiamo bisogno più che mai di una cooperazione efficace”. Per la presidente della Commissione europea, l’accordo è un “buon pacchetto di misure” da attuare rapidamente “in entrambe le sponde del Mediterraneo”, ma ha anche precisato che “l’assistenza macro-finanziaria sarà fornita solo quando le condizioni lo permetteranno”.

Alla luce di queste dichiarazioni e delle condizioni in cui vengono rispettati di diritti umani in Tunisia, a voi altri possibili commenti.

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Annalisa Vibio

Hi 🙋‍♀️ I am an university student of Economics 📚 interest in geopolitics, journalism ✒ and creative writing, willing to share my everyday experiences 📖