Ma l’Europa è Ambientalista?

Ecco cosa prevede la nuova Nature Restoration Law

Annalisa Vibio
6 min readJul 11, 2023
Foto di Thomas Griesbeck su Unsplash

Mercoledì 12 luglio il Parlamento Europeo voterà una proposta di legge potenzialmente “rivoluzionaria”. Si tratta della Nature Restoration Law, ovvero di una normativa già approvata preliminarmente dal Consiglio di Bruxelles che prevede il ripristino dell’80% degli habitat europei ormai in declino.

Come suggerisce il nome, la legge mira alla rigenerazione della natura dell’Unione. Dunque, questa andrebbe non solo a beneficiare il patrimonio di biodiversità europeo, ma apporterebbe anche vantaggi alle diverse comunità del territorio e al clima della zona. Infatti, considerando l’intero continente europeo, il 60% delle superfici terrestri è oggi ritenuto malsano. Inoltre, la perdita di biodiversità è sempre più evidente. È chiaro essa minacci ogni ecosistema presente, dalle zone umide alle foreste, o dai fiumi fino ai mari.

In generale, la Nature Restoration Law non è che uno degli strumenti inclusi all’interno del Green Deal europeo. In breve, si tratta di un importante programma a favore della transizione ecologica annunciato ufficialmente nel 2019. Al tempo, il progetto ricevette ampio sostegno politico: i vertici dell’Unione sottolinearono l’importanza della sua futura realizzazione non solo in senso ambientale, ma anche socioeconomico.

Ora più che mai, l’Europa dovrebbe impegnarsi concretamente per elaborare efficienti politiche ambientali volte a contrastare la perdita di biodiversità, l’eccessivo consumo di suolo, il dramma climatico, o ancora l’insostenibilità di determinate economie. Il Green Deal e i suoi contenuti dovrebbero quindi essere attuati al fine di traghettarci da un modello non sostenibile ad una società ecologica.

Foto di Frederic Köberl su Unsplash

Che cos’è la Nature Restoration Law

Dal punto di vista giuridico, la Nature Restoration Law fa parte del cosiddetto Pacchetto Natura approvato il 22 giugno 2022. Questo include ambiziosi obiettivi e programmi attuativi dediti a ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione Europea, così come il 15% dei fiumi nella loro lunghezza. Allo stesso tempo, il progetto auspica a porre in essere nuovi elementi paesaggistici ad alta biodiversità su, come minimo, il 10% della superficie agricola utilizzata. Ovviamente, tali propositi diverrebbero un obbligo di legge per gli Stati membri.

Considerando l’ultima valutazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) sullo “Stato della natura nell’UE 2020”, più dell’80% degli habitat protetti sarebbe ora in cattivo stato di conservazione. Questo avverrebbe a causa dell’eccessivo intervento umano su specifici sistemi naturali. Ciò si manifesta chiaramente con l’agricoltura intensiva, il consumo di suolo, l’inquinamento o la silvicoltura non sostenibile.

Nello specifico, la nuova legge europea ha dunque l’obiettivo di recuperare, entro il 2030, tutti gli ecosistemi che necessitano di urgenti azioni di ripristino, coinvolgendo però non solo le aree protette. Come specificato in precedenza, la Nature Restoration Law includerebbe anche terreni agricoli e aree urbane. Tra i punti proposti spiccano allora la riduzione delle barriere che limitano la connettività dei fiumi, l’aumento degli stock di carbonio per una migliore gestione forestale, il calo dell’uso dei pesticidi, o la sostenibilità della pesca. Comunque, altrettanto importanti risulterebbero gli interventi volti ad aumentare il verde urbano, la diversificazione delle aree coltivate o il contrasto all’uso eccessivo di fertilizzanti e monocolture intensive. Occorre favorire la presenza di farfalle, insetti impollinatori o uccelli per un corretto ripristino del territorio.

Tuttavia, nonostante sia noto che ecosistemi sani forniscano alimenti e sicurezza alimentare, acqua pulita o pozzi di assorbimento del carbonio, l’iter di questa legge si prospetta alquanto complicato. La votazione di domani arriverà dopo importanti discussioni avvenute nel mese di giugno in Commissione al Pe. Il dibattito acceso è stato causato da varie proposte di emendamenti e dalla contrapposizione tra il Partito Popolare Europeo (Ppe) di centrodestra e gli eurodeputati verdi, socialisti o di altri gruppi progressisti.

Foto di Sitraka su Unsplash

La Nature Restoration Law e i suoi vantaggi

Molteplici sono i benefici che la Nature Restoration Law apporterebbe, se ufficialmente approvata. In primo luogo, oltre all’ovvio arresto della perdita di biodiversità, la normativa permetterebbe una miglior difesa del clima. Questo deriverebbe dai contributi in termini di adattamento e mitigazione provenienti dalla rigenerazione di foreste, boschi, verde urbano, torbiere o zone umide. In breve, i vantaggi deriverebbero dalla protezione concreta fornita da una natura ricca di carbonio e capace di assorbirlo.

Inoltre, il recupero di ecosistemi favorirebbe una maggior sicurezza del territorio o la conservazione del capitale naturale. Inondazioni, frane, problemi idrogeologici e disastri naturali verrebbero probabilmente ridotti grazie agli stessi ecosistemi in salute. Contemporaneamente, un’economia più green reperirebbe con più facilità acqua pulita, aria pulita e cibo di qualità. Si svilupperebbero servizi immateriali come quelli della conoscenza, della bellezza, del turismo naturalistico e sostenibile.

Infine, grazie alla nuova normativa, si migliorerebbero il benessere e la prosperità dei cittadini stessi. L’introduzione alla proposta di legge recita, infatti, che “ecosistemi sani forniscono alimenti e sicurezza alimentare, acqua pulita, pozzi di assorbimento del carbonio e protezione dalle catastrofi naturali”. Tuttavia, essa poi continua sottolineando che tali elementi non sono che “essenziali per la nostra sopravvivenza, il benessere, la prosperità e la sicurezza a lungo termine, in quanto sono alla base della resilienza dell’Europa”.

Foto di Victor Sutty su Unsplash

La battaglia politica

Nonostante la Nature Restoration Law faccia parte del sopracitato Green Deal, ovvero uno dei programmi più caldi per la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la proposta non trova facile unanimità. Essa è osteggiata da diversi partiti di destra, così come da alcuni deputati del Ppe. Quest’ultimo è il primo partito nell’Europarlamento, il cui leader Manfred Weber non ha fatto altro che caricare la legge di significati politici. Probabilmente, all’interno dell’Unione, si sta già ampiamente pensando alla campagna elettorale europea del 2024.

Al di là della politica, chi si oppone alla nuova proposta di legge sono le industrie provenienti dal mondo dell’agricoltura, della pesca o del commercio alimentare. I maggiori detrattori sostengono che la legge “porterà ad una perdita di produttività e spazi”, così come “all’aumento di prezzi o all’insicurezza alimentare”.

Comunque, dall’altra parte, la Nature Restoriation Law può contare sull’appoggio deciso della Commissione Europea, dei socialisti e democratici, dei verdi o della stessa ampia società civile. Negli ultimi tempi, difatti, ben quattromila scienziati, oltre cinquanta grandi imprese (come, ad esempio, Ikea o H&M) e più di un milione di cittadini, tramite firma, hanno sostenuto la necessità di un’urgente “adozione di una legge europea sul ripristino della natura”. Questa deve risultare ora “ambiziosa e vincolate”.

Domani si decideranno dunque le sorti di questo dibattito. Per il momento, ventuno Stati membri si sono detti favorevoli. Tuttavia, Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia hanno stabilmente votato contro, al fine di difendere i noti interessi economici nel settore.

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Annalisa Vibio

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